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giovedì 26 gennaio 2017

THINGS WE LOVE





ALCOOL E BEVANDE: QUANTO SERVE L'ETICHETTA



di Angelo Gaja
Appunti di viaggio: Cile, gennaio 2017


La COCA COLA venduta in Cile porta nella confezione un ottagono nero  (non ha il valore di una medaglia) con la scritta





in sostituzione o congiuntamente alla tabella dei valori nutrizionali. Si tratta di un provvedimento recente, fortemente sostenuto dal Senador Guido Girardi e introdotto dal Governo Cileno, con il quale viene posto l’obbligo di contrassegnare i prodotti dai valori energetici elevati con le scritte:




  


L’avvertimento è più visibile e più efficace di quanto generalmente riportato nella tabella dei valori nutrizionali e vuole avere una duplice funzione: dissuadere il consumatore dagli abusi, contrastando così l’obesità e le malattie a essa collegate; indurre le multinazionali ad abbassare il livello dei valori energetici.
Il vino reca in etichetta il contenuto di alcool, che è il componente dal valore energetico significativo. E’ da escludere che anche al vino venga applicato identico trattamento. Perché l’alcool del vino si produce con  processo che più naturale non si può (avviene così da 9000 anni, sempre allo stesso modo), a carico  dei lieviti che lo ricavano per trasformazione dello zucchero contenuto nel mosto d’uva. Non è alcool aggiunto di proposito, come avviene invece per le bibite idroalcoliche colorate e aromatizzate, oppure accresciuto in volume attraverso la distillazione come avviene per gli spiriti. L’alcool, lo zucchero, i grassi, il sale … vengono aggiunti a prodotti che si pongono l’obiettivo di raccogliere elevato gradimento e che spesso godono anche di campagne pubblicitarie attraverso le quali costruire/orientare il gusto del consumatore. L’esempio del Cile è per ora un campanello d’allarme marginale; nasce però da una sensibilità nuova e diffusa, di esigenza di maggiore salubrità alimentare, che le multinazionali delle bevande e del cibo non potranno  ignorare.




mercoledì 18 gennaio 2017

PRESTIGIO FERRARI CON IL 1995 DEL FONDATORE





Scomodare l'eccezionalità è probabilmente così semplice che si rischia l'ovvietà. Certo è che l'annata 1995 messa in magnum della Riserva del Fondatore di Ferrari non ha l'aggettivo esatto per rendere quanto queste bollicine trentine e italiane rappresentino l'optimum. Una prova stilistica della casa di Ravina forse insuperabile. Ecco questo mi sento di dire di questo campione. Il prestigio forse gioca un ruolo significativo per spiegare quanto si può ottenere e produrre con una qualità unica da una vigna come quella storica di Maso Pianizza. Non soltanto da questa annata naturalmente, ma da una lunga sequenza che dura da tempo. In questo caso tuttavia si è raggiunta una punta di eccellenza senza confronti. I fratelli Lunelli chiamandola Collezione l'hanno messa giustamente in un novero di prodotti da sogno per chi ama la buona tavola.  Lo chardonnay maturato sui lieviti sedici anni ha avuto una evoluzione difficilmente riscontrabile in Italia nel panorama di chi produce bollicine. Un caso? Perchè no se il caso riconduce a una annata considerata difficile e tuttavia governata magnificamente dai padroni di casa. Lasciata immobile per anni in cantina la Riserva del Fondatore 1995 si è presentata con una incredibile freschezza e un perlage sorprendente come si evince dalle immagini scattate immediatamente dopo l'apertura. Poi i tratti della grande cuvée, quasi scontati nella loro grandezza: la complessità, l'eleganza, la finezza e i toni dell'albicocca e del fico maturi, la crema pasticcera, una tostatura appena accennata come una leggera e intensa speziatura. Si potrebbe continuare perchè l'evoluzione nel bicchiere ha rivelato altre allettanti caratteristiche. Dunque un pezzo unico, un passo storico nel cammino dell'azienda produttrice. Bollicine di prestigio che restano a memoria nell'incallito gourmet.







CHARDONNAY DOCG PER QUINQUE DI UBERTI



Sicura e vincente performance della famiglia Uberti di Erbusco con il magnum Quinque. Un Franciacorta Extra Brut che unisce cinque vendemmie di solo Chardonnay degli anni che vanno dal 2002 al 2006. Annate selezionate con tutte le diversità stagionali del caso nelle vigne sistemate nei comuni di Erbusco, Adro e Cazzago San Martino. E' probabilmente una delle bottiglie meno conosciute dell'intero comparto vitivinicolo lombardo, non per questo meno apprezzate. Il formato scelto, soltanto Magnum, e un prezzo importante (circa 140 euro),  consente una straordinaria resa gustativa nel bicchiere. Una lunga permanenza sui lieviti da 60 a 72 mesi più un affinamento di altri sei mesi in bottiglia forgia bollicine eleganti e sapide con sentori di crosta di pane, cacao bianco, frutti a polpa gialla e profumi di mimosa. Non esaltante il perlage, una mancanza relativa che tuttavia rende più vinoso Quinque di fronte a piatti di pesce. Ottima prova per questo team molto al femminile, Eleonora e Agostino Uberti con le figlie Silvia e Francesca, operativi sul territorio di Erbusco nella cantina storica della famiglia sin dal 1793.





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